mercoledì 31 luglio 2013

IMPIANTI FOTOVOLTAICI IN VENDITA

Proponiamo impianti fotovoltaici in vendita
Di seguito le informazioni generali:
Per maggiori informazioni: salesdirector@sqingegneria.com

lunedì 29 luglio 2013

RINNOVABILI, ECOLOGIA E GUERRE DI RELIGIONE

Riportiamo di seguito un elaborato di Karl Ludwig Schibel sugli ecologisti dalle irrazionali posizioni sulle rinnovabili. Schibel è un sociologo che cura diverse rubriche sulla rivista QUAL'ENERGIA


Il fenomeno è sorprendente e di difficile comprensione.
 Anche persone di buona volontà ecologica che si dichiarano convintamente a favore della protezione dell’ambiente e della preservazione della base naturale della vita umana su questo Pianeta si perdono in polemiche a elevato livello di irrazionalità quando si parla di fotovoltaico, eolico, biomasse. Lo fanno con stereotipi di grande semplicità intellettuale e con affermazioni palesemente false.In campo estetico, il concetto chiave ripetuto all’infinito è lo “scempio del paesaggio”. Non esiste volantino di un comitato contro un impianto di biogas o un’installazione eolica che non usi questo concetto. «Basta eolico! In Piazza Duomo per manifestare la contrarietà allo scempio del paesaggio orvietano e italiano». Si tratta di 18 generatori eolici di 150 metri di altezza. Lo scandalo? «Anche da Orvieto si vedrebbero le pale eoliche previste per il progetto». Contento. Bello. Così anche da Orvieto si potrà avere, se il progetto dovesse essere realizzato, la sensazione rassicurante che il territorio fornisce un suo contributo per aumentare la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili da importare da luoghi lontani. Questa potrebbe essere una lettura diversa sul Monte Peglia. Però esiste un solo giudizio estetico ed è quello degli oppositori . Questa mentalità autoritaria sarebbe meno preoccupante se si rivolgesse con la stessa intolleranza contro altri pesanti interventi sul paesaggio. I capannoni industriali abbandonati che si trovano lungo le strade uscendo da molte città italiane, a volte semi demoliti, risultati di speculazioni andate male o semplicemente di una crisi economica in atto. Un colpo nell’occhio, dove qualche campo di pannelli fotovoltaici a terra a pochi metri di distanza, altro obiettivo per grida di “scempio del paesaggio”, quasi sono momenti di riposo visivo. Perché i pannelli fotovoltaici provocano una reazione negativa viscerale, mentre i ruderi dei capannoni industriali vengono considerati parte della normalità quotidiana? Una buona spiegazione potrebbe istaurare un discorso razionale con le sorelle e i fratelli del comitato di turno contro l’impianto di produzione di energia, sotto casa o altrove. Un discorso razionale difficile di fronte a un movimento che ha più le sembianze di una crociata contro le forze del male che di un movimento per il bene comune. Se si può credere agli organizzatori, recentemente, nella città simbolo di Assisi, si sono ritrovate centinaia di associazioni e comitati provenienti da ogni parte d’Italia per la 1° Manifestazione Nazionale in difesa di “aria, acqua, cibo puliti, contro le biomasse e il biogas”. Preti, medici, qualche professore autonominato che alzano la voce per parlare dei “gravi rischi di contaminazione”, delle “emissioni nocive”, dei “bioaffari” e addirittura delle “bombe biologiche”. Un mix profondamente irrazionale che minaccia di trasformare gli importanti processi di partecipazione e decisione dei cittadini sul futuro energetico del proprio territorio in una guerra di fede, dove spariscono - sotto una colata pseudo-scientifica di affermazioni catastrofiste - gli elementi cruciali da sottoporre alla cittadinanza e da chiarire in un processo democratico.Far cambiare idea ai catastrofisti di turno, falsi esperti ambientali e veri autoritari verdi, non sembra un’impresa promettente, il discorso razionale non fa parte del loro patrimonio culturale. Forse sarebbe più importante che i protagonisti della svolta energetica cambiassero il proprio approccio, complessivamente troppo idilliaco. Potrebbe nascere l’idea che la svolta energetica sarà un processo dolce, indolore, dove tutti guadagnano. Sciocchezze.
I 18 generatori eolici sul Monte Peglia avranno impatti ambientali ed estetici. Molto, ma molto minori delle trivellazioni in profondità per il petrolio nel Golfo del Messico e dell’estrazione dell’uranio in Australia. Sarebbe da chiarire in questi termini quale futuro energetico vogliamo, combattendo il bianco e il nero con una ricca gamma di colori.

Fonte: Qual'energia 
Rielaborazione: Ufficio Marketing S&Q

martedì 23 luglio 2013

GEOTERMIA: ENERGIA DELLA TERRA

L'energia geotermica è una forma di energia sfruttabile che deriva dal calore presente negli strati più profondi della crosta terrestre.

L’installazione domestica di una pompa di calore geotermica e del relativo impianto gode della detrazione del 55%, ovvero costituisce un regime fiscale agevolato consistente nella detrazione d’imposta del 55% in fase di dichiarazione dei redditi.

ESEMPIO
Abitazione monofamiliare da 150 m² di nuova costruzione, classe C, ancora priva di impianto termico, ma già provvista di un impianto di
distribuzione del calore a pannelli radianti.

Per soddisfare interamente il fabbisogno di riscaldamento
e raffrescamento, la scelta dei proprietari cade su un
impianto con sonde geotermiche orizzontali e pompa di
calore geotermica con potenza elettrica di 3 kW.
E’ previsto inoltre un serbatoio di accumulo per l’acqua
calda.


COSTI D'INVESTIMENTO
I costi di investimento per l’impianto risultano:
Perforazione, installazione e acquisto sonde orizzontali          9.000 €
- Pompa di calore geotermica con potenza elettrica 3 kW       6.500 €
- Acquisto e installazione serbatoio d’accumulo                       3.000 €

                                                                                  TOTALE 18.500

RISPARMIO ENERGETICO

Le bollette annuali invece risultano:
- Riscaldamento e raffrescamento geotermico                        1.000 €/anno
oppure
- Riscaldamento a metano e condizionatore elettrico               2.000 €/anno

Sono stati confrontati i costi di esercizio annui (le bollette) dell’impianto geotermico, con quelli relativi alla soluzione impiantistica più diffusa nel nostro Paese: un tradizionale sistema di riscaldamento con caldaia a metano e un condizionatore elettrico.

Rispetto a questa soluzione, il risparmio annuo in bolletta è di circa il 50%, che sale fino al 70-80% se confrontato con impianti di riscaldamento più energivori come caldaie a gasolio e GPL.

Il tempo di ritorno dell’investimento deve fare anche riferimento al costo d’acquisto della caldaia tradizionale e dell’impianto a radiatori di confronto, in media pari a 10.000 €.
Dunque:

Investimento complessivo impianto geotermico = 18.500 €
Investimento complessivo impianto convenzionale =10.000 €

Extra costo geotermico  = 8.500 €
Risparmio annuo in bolletta = 1.000 €

Tempo di ritorno: 8.500 / 1.000 = 8 anni e 6 mesi

LA VITA MEDIA DI UN IMPIANTO GEOTERMICO
Bisogna inoltre ricordare che la vita media di un impianto geotermico è certamente più elevata rispetto
a una caldaia a metano e a un condizionatore elettrico:
la pompa di calore ha una vita media di circa 15-20 anni (leggermente inferiore per le taglie
domestiche), i pannelli radianti di circa 20-30 anni, mentre le sonde geotermiche possono funzionare
senza problemi anche per molti decenni.
A questo bisogna aggiungere che gli impianti geotermici non necessitano di alcuna manutenzione
ordinaria.




IL PATTO DEI SINDACI : COS'E' E QUALI SONO I VANTAGGI

Di cosa si tratta
Il Patto dei Sindaci è stato sviluppato dalla Commissione Europea per avallare e sostenere gli sforzi compiuti dagli enti locali nell’attuazione delle politiche nel campo dell’energia sostenibile al fine di ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020.
I governi locali, infatti, svolgono un ruolo decisivo nella mitigazione degli effetti conseguenti al cambiamento climatico, soprattutto se si considera che l’80% dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 è associato alle attività urbane.

Per le sue singolari caratteristiche - essendo l’unico movimento di questo genere a mobilizzare gli attori locali e regionali ai fini del perseguimento degli obiettivi europei - il Patto dei Sindaci è considerato dalle istituzioni europee come un eccezionale modello di governance multilivello.
Al fine di tradurre il loro impegno politico in misure e progetti concreti, i firmatari del Patto si impegnano a preparare:
IBE – Inventario Base delle Emissioni
PAES – Piano d’Azione per l’Energia sostenibile (entro l’anno successivo alla firma) in cui sono delineate le azioni principali che essi intendono avviare.
Al di là del risparmio energetico, i risultati delle azioni dei firmatari sono molteplici:
la creazione di posti di lavoro stabili e qualificati non subordinati alla delocalizzazione;
un ambiente e una qualità della vita più sani;
un’accresciuta competitività economica e una maggiore indipendenza energetica.
Queste azioni vogliono essere esemplari per gli altri, in modo particolare con riferimento agli "Esempi di Eccellenza", una banca dati di buone prassi creata dai firmatari del Patto.
Benché un numero sempre crescente di comuni stia dimostrando la propria volontà politica di aderire al Patto, non sempre questi dispongono delle risorse finanziarie e tecniche per tener fede agli impegni. Per questo motivo all’interno del Patto è stato attribuito un ruolo specifico alle amministrazioni pubbliche e alle reti in grado di assistere i firmatari nel perseguimento dei loro ambiziosi obiettivi.
I Coordinatori del Patto, comprese le province, le regioni e le autorità nazionali, offrono ai firmatari consulenza strategica nonché assistenza tecnico-finanziaria.
Una rete di enti locali, nota come i Sostenitori del Patto, è impegnata ad amplificare al massimo l’impatto dell’iniziativa con attività promozionali, collegamenti tra i membri e piattaforme di condivisione delle esperienze.
L’Ufficio del Patto dei Sindaci (CoMO), gestito da un consorzio di reti rappresentanti le autorità locali e regionali, offre ai firmatari e ai facilitatori del Patto assistenza a carattere amministrativo, tecnico e promozionale su base giornaliera.
In collaborazione con il CoMO, il Centro Comune di Ricerca della Commissione europea assiste i firmatari su questioni tecnico-scientifiche, per lo più concernenti gli inventari delle emissioni e i piani d’azione.
I firmatari sono guidati attraverso il processo da una serie di strumenti e di metodologie sviluppati in collaborazione con il CoMO.
I Firmatari beneficiano del totale sostegno non soltanto della Commissione Europea, ma anche del Comitato delle Regioni che ha offerto sin dai suoi esordi il proprio supporto all’iniziativa, del Parlamento Europeo, che ha ospitato le prime due cerimonie della firma, e della Banca Europea per gli Investimenti, che assiste gli enti locali a sbloccare il proprio potenziale di investimento.

Come aderire
Il Patto dei Sindaci è aperto a tutti gli enti locali costituiti democraticamente con l’elezione di rappresentanti, a prescindere dalle dimensioni e dalla fase di attuazione delle politiche energetiche e ambientali.
Per aderire a questo movimento in continua espansione, gli enti locali devono intraprendere il seguente processo:
Presentare l’iniziativa del Patto dei Sindaci al Consiglio comunale
Una volta adottata una delibera consiliare contenente una decisione formale di adesione al Patto, dare mandato al Sindaco (oppure un altro rappresentante del Consiglio) per firmare il modulo di adesione
Dopo la firma, compilare le informazioni richieste nel formulario online e scaricare il modulo di adesione debitamente firmato;
Annotare le fasi successive del processo d’adesione indicate nell’e-mail di conferma inviata al Consiglio Comunale.

Vantaggi nell'aderire
I firmatari del Patto dei Sindaci hanno molteplici ragioni per aderire all’iniziativa, tra cui:
Rendere una dichiarazione pubblica di impegno supplementare a favore della riduzione di CO2;
Creare o rinforzare la dinamica sulla riduzione di CO2 nel territorio di appartenenza;
Beneficiare dell’incoraggiamento e dell’esempio di altri comuni pilota;
Condividere con gli altri le competenze sviluppate nel territorio;
Far sapere a tutti che il territorio ha avviato un’iniziativa pilota;
Beneficiare dell’approvazione e del sostegno dell’Unione europea;
Disporre dei requisiti per ottenere i finanziamenti messi a disposizione dei firmatari del Patto;
Pubblicizzare i risultati conseguiti sul sito web del Patto, con conseguente ampia visibilità su scala internazionale.



Ufficio Stampa : S&Q

venerdì 19 luglio 2013

FOTOVOLTAICO E MERCATI ESTERI

Con il mercato italiano delle energie pulite quasi in fase di stallo, le aziende italiane, forti di un notevole know-how costruito in questi ultimi di grande sviluppo si stanno muovendo verso i mercati esteri. Andiamo a vedere quali sono i più attrattivi per fotovoltaico, eolico e biomasse.
UN FORTE KNOW-HOW
Il mercato italiano, soprattutto per qual che riguarda fotovoltaico e biogas, negli ultimi anni ha avuto un boom finanziato da incentivi molto generosi. Ora gli incentivi sono stati fortemente ridotti e per il fotovoltaico addirittura non ci sono più; i margini sul mercato interno si sono molto ristretti, si continuerà ad investire, ma non ai ritmi degli ultimi 3-5 anni, per cui guardare all'estero diventa quasi obbligatorio. 
Tutte le imprese italiane lo stanno facendo. Chiaramente la dimensione aziendale ha un grosso peso nella scelta: le aziende più piccole si muovono in maniera non sempre strutturata e in aree limitrofe, come i paesi dell'Est Europa, mentre le grandi e più organizzate riescono a raggiungere mercati più lontani come Brasile, India e Cina.
MERCATI ESTERI
I mercati più attrattivi sono indubbiamente la Cina, il Giappone e il Sud America, ma opportunità si stanno aprendo anche in Nord Africa. Certo per una piccola o media impresa questi mercati possono essere difficili da raggiungere. Le opportunità più accessibili sono sicuramente nell'Europa dell'Est e nel Nord Africa. 
In Nord Africa direi il Marocco, paese con una situazione politica stabile e che sta varando un sistema di incentivi; nell'Est Europa ad esempio la Romania.
Per quanto attiene la Romania però  bisognerà vedere bene l'impatto, ma con l'attuale crollo del costo di moduli e inverter l'investimento sembra abbastanza conveniente. Va segnalato che questi mercati vicini a noi, appena varano una politica di incentivi sono assaltati da centinaia e centinaia di aziende e la cosa genera un effetto "rebound": cioè i governi per paura che la spesa per gli incentivi lieviti troppo rivedono i meccanismi di supporto.
BIOMASSE E MERCATO ESTERO
Le biomasse sono la fonte rinnovabile più complessa, dato che si deve gestire la catena di approvvigionamento. Il Brasile è sicuramente un mercato molto attrattivo, quello in cui le biomasse si sono sviluppate di più al mondo. C'è poi tutta l'area del Nord-Est dell'Europa: Norvegia, Svezia, Finlandia, Polonia, Russia. Opportunità ci sono poi anche in India e in Sud Africa, specie presso gli zuccherifici. Un discorso a parte nelle biomasse sono le attività legate allo smaltimento dei rifiuti: qui il discorso è interessante un po' in tutti i mercati emergenti che si trovano di fronte alla problematica della loro gestione.
LA CINA : MERCATO PER GRANDI AZIENDE ITALIANE
Sicuramente la Cina non è un mercato facile. I cinesi sono consapevoli di essere il primo mercato al mondo per le rinnovabili, nel quale tutti vogliono investire, e per questo hanno messo dei paletti che limitano le possibilità. Investire in Cina è possibile solo se le dimensioni aziendali sono importanti e soprattutto se il Governo cinese vede la possibilità di arricchirsi tecnologicamente ospitando l'azienda estera. Proprio per questo si sono fatti entrare diversi grandi produttori di turbine eoliche: si è cercato di far insediare in Cina imprese ad alto contenuto tecnologico che potessero far crescere anche il sistema cinese. In questo caso ci sono stati anche casi di presunto spionaggio industriale, che la magistratura sta verificando, ai danni delle aziende accolte: bisogna stare attenti.
STRATEGIE DI INVESTIMENTO ALL'ESTERO
La strategia deve essere basata su quattro pilastri che devono andare assieme. Il primo è l'utility, cioè chi andrà a costruire l'impianto e ne sarà poi proprietario. Questa però deve muoversi in sinergia con altri 3 soggetti. Il secondo sono gli EPC contractor, cioè chi realizzerà materialmente l'impianto. Il terzo è il sistema finanziario: andare nel paese scelto con una banca o un fondo alle spalle cambia completamente le carte in tavola, si è in una posizione di maggiore forza. Il quarto pilastro dovrebbe essere il sistema politico-istituzionale: non sempre funziona, ma in diversi paesi ci sono uffici dell'Istituto per il Commercio estero, ambasciate e consolati che stanno svolgendo un lavoro eccezionale e con competenze di qualità. Se si è convinti di andare ad investire in un paese bisogna mettere assieme subito tutte queste cose. Andare da soli, valutare le opportunità e contattare successivamente EPC e banche fa perdere tempo e dà l'impressione di un soggetto poco organizzato, che non avrà vita facile.

Fonte: Qualenergia
Ufficio Stampa : S&Q